LA RANDONNEE DEL MURETTO DI ALASSIO DI SANTO CRISAFULLI

di Cinzia Vecchi

Questa cronaca di ARI ci arriva da Santo Crisafulli che, il 21 gennaio, ha partecipato alla Randonnée del Muretto di Alassio.
Santo si appassiona alle randonnée leggendo il blog e i resoconti di due randonneurs di lungo corso: Silvia Negri e Salvo Bonfiglio. E così esordisce nel mondo delle randonnée nel 2012, partecipando alla Sicilia No Stop. Da allora ha preso parte ad innumerevoli randonnée ed ha conquistato la maglia della nazionale.
Nel 2019 ha portato a termine la Paris Brest Paris ed ha trasfuso questa esperienza nel libro “Sognando la Paris Brest Paris” pubblicato nel 2023. Il libro, che vi consiglio caldamente di leggere, lo trovate sulla piattaforma Amazon.


Nel 2024 Santo ha in programma di partecipare alla Sicilia No Stop considerato che il tracciato di questa edizione contempla l’ascesa all’Etna, e, poi, la partecipazione alla Mount Ventoux organizzata dalla squadra cui è tesserato, la Susa Bike.
A noi non resta che fare un in bocca al lupo a Santo per i programmi di quest’anno e di proseguire nella sua carriera di scrittore, magari raccontandoci la Sicilia No Stop.
Ma lasciamo la parola a Santo che ci racconta della sua Randonnée del Muretto di Alassio.

Randonnée del Muretto di Alassio

L’idea di svernare per un giorno in Liguria prende forma a dicembre, in concomitanza della pubblicazione del calendario ARI, quando dando un’occhiata alle date prendo una penna e ne cerchio in rosso alcune, il 21 gennaio è la prima. Messe da parte le feste e le abbuffate, ho macinato qualche chilometro fra freddo polare ed aria gelida; certo, la forma a gennaio è quella che è, ma è importante mettersi alla prova da subito e porre i primi mattoncini in vista degli eventi importanti di questo 2024: la Mount Ventoux e la Sicilia No Stop fra tutti.
Sveglia alle 4:30, carichiamo le bici in auto e partiamo verso Alassio con gli amici Mauro, compagno di allenamento, e Roberto. Arrivati ad Alassio veniamo accolti da una bellissima alba che sembra un tramonto, un cielo blu scuro che va via via a sfumare fino a diventare arancio intenso sulla superficie del mare.
Alla partenza incontro Daniele, amico reduce dalla North Cape 4000, e ricevo la telefonata di Giandonato che è partito prima di noi e ci aspetterà alla Cipressa, una delle salite simbolo della Milano-Sanremo. Siamo un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia e di conseguenza partiamo fra gli ultimi, ma non rincorriamo nessuno, non è una granfondo e i gruppi si formeranno in autonomia lungo la strada. Nonostante la vicinanza al mare si gela ma in giornata la temperatura dovrebbe salire fino a 12 °C; soffrire il freddo la mattina per poi stare meglio nelle ore centrali o stare più coperti adesso sudando verso mezzogiorno? Questo è il dilemma. Io opto per la seconda…
Si pedala di buona lena lungo l’Aurelia, il traffico è assente e l’aria è frizzantina!
Ripeto come una filastrocca i tre capi che dovremo affrontare: Capo Mele, Mimosa e Berta.
Forse, dopo anni che vengo in Liguria, è la volta buona che imparo a riconoscerli.
A Porto San Maurizio imbocchiamo la bellissima pista ciclabile che segue l’ex tracciato ferroviario del Ponente Ligure; sicuramente più monotona di una bella salita e Mauro, salitomane come me, è un po’ insofferente. Ma vuoi mettere la magnifica vista sul mare, l’odore di salsedine, l’asfalto impeccabile, la galleria della “Classicissima” (una galleria dedicata alla Milano-Sanremo con segnaletica orizzontale rosa, frasi e pannelli raffiguranti i campioni che hanno reso questa gara celebre in tutto il mondo) e ultimo, ma non per importanza, il fatto di non dover rischiare la vita in mezzo alle auto? Per me tutto questo è impagabile.
A un certo punto vediamo dei ciclisti di un team di Parma, con i quali avevo condiviso un tratto di strada, fermi e intenzionati svoltare sull’Aurelia; mentre noi continuiamo per un tratto sulla ciclabile dico agli altri: “Ma si, tanto se proseguiamo di qua arriveremo comunque a Ventimiglia, non c’è da sbagliarsi!” Chiedo a Mauro info per la Cipressa, dato che per me è una salita inedita, lui mi dice che si trova più avanti, ma a me sorge un dubbio: “Non è che invece l’attacco alla salita è proprio nelle vicinanze e proseguendo dritto ce lo perdiamo?” Bingo! È proprio così.


In salita ognuno prosegue con il proprio passo, in cima un veloce ristoro, un saluto a Giandonato e si scende assieme fino al murales; facciamo qualche foto ricordo da postare sui social e ripartiamo in direzione Ventimiglia. Discesa in picchiata in mezzo agli ulivi con vista mare, poi negli attraversamenti dei vari paesini perdo i miei compagni che si avvantaggiano.
Mentre siamo fermi ad un semaforo un veloce saluto all’ex capitano Giuseppe Leone, mentre Mauro e Roberto vedendomi passare si sbracciano da un bar per chiedermi se volessi fare una sosta.
Gli dico che sono a posto e proseguo col gruppo, ho appena mangiato una banana e il ristoro è vicino.
Al controllo riprendo Giandonato ma mentre mi chiede di ripartire con lui mi telefona Mauro dicendomi che si son persi; non mi resta che mandargli la posizione e aspettarli.
La Francia è ad un palmo di mano; col pensiero alla spiaggia dei Balzi Rossi e ai giardini Hanbury inforchiamo le nostre specialissime e invertiamo la rotta, sospinti da un leggero vento a favore.
Al ritorno pedaliamo sostanzialmente lungo lo stesso percorso dell’andata ma senza la Cipressa. Rispetto ai miei compagni in salita ne ho di meno ma non vado alla deriva, anzi, conservo le energie per sprigionarle nell’ultimo tratto, dal controllo di Finale Ligure verso l’arrivo di Alassio. Si salirà un po’ nell’entroterra verso Finalborgo e poi ci sarà l’ultimo capo verso Alassio, gli ultimi duecento metri di dislivello e per il resto tutta pianura. Il grosso è fatto.
Dopo Alassio perdo completamente di vista i miei compagni di avventura che in salita spingono di più. Appena uscito da Albenga foro; cambio camera d’aria, mando un messaggio a Mauro dicendogli che li raggiungerò al controllo e riparto. Percorro qualche chilometro attraversando Ceriale e foro una seconda volta all’uscita di Loano. Il problema è che avevo una sola camera d’aria di riserva, che ho già utilizzato. Di domenica dubito che troverò un meccanico aperto, essendo fra gli ultimi da dietro non arriva più nessuno e non ho voglia di chiamare Mauro per farlo tornare indietro.

Prendo mestamente la mia bici e mi dirigo verso la stazione. Mi resta un po’ l’amaro in bocca perché ne avevo ancora e l’arrivo era a due passi. Purtroppo, se un evento è altamente improbabile non è detto che non si verifichi. Mi servirà da insegnamento per le prossime volte.
Mi resta comunque il ricordo di una bellissima giornata di sole dove ho rivisto parecchi amici pedalando sotto un cielo terso e con un mare cristallino a far da contorno. Dopotutto è stato anche un buon allenamento, quest’anno ci sarà da divertirsi! Che dire… quasi buona la prima!