LA RANDONNEE DEI CAVALIERI DI GENNARO CERA

di Cinzia Vecchi

Questa cronaca di ARI ci arriva da Gennaro Cera, tesserato del Normanni Team, e, ormai, ospite fisso su questa rubrica (nel 2022 ci raccontò la sua Rando Sannita).
Accogliamo sempre con piacere i racconti di Gennaro perché ci porta a pedalare nella storia dei luoghi attraversati dalla randonnée e ci fa incontrare i personaggi che quella storia hanno fatto.
Ma lasciamo la parola a Gennaro che ci racconta della V Randonnée dei Cavalieri.

Le ombre lunghe sull’asfalto, i colori caldi del crepuscolo, un gruppetto di ciclisti che risale il canale Agnena e il sole alle loro spalle che tramonta nel mare.
Il fruscio delle catene, qualche parola con il compagno che ti affianca.
Siamo ormai prossimi alla fine di una splendida giornata trascorsa pedalando tra l’agro aversano e le propaggini dei monti Aurunci quando sfociamo e ci disperdiamo nel bello e inaspettato carnevale di Villa Literno.

Sembra siano passati giorni da quando, poche ore prima, eravamo partiti da Carinaro.
È l’alba quando centinaia di ciclisti affollano la sacrestia e il sagrato della bella chiesa di Sant’Eufemia a Carinaro. Nell’aria c’è un allegro vociare, intorno c’è gente che fa capannello, c’è un gradevole mescolarsi di accenti e dialetti.
Nell’aria si sente forte l’emozione del ritrovarsi, per la Campania è la prima randonnée dell’anno, sembra di rivivere l’atmosfera del rientro dalle vacanze, l’emozione del primo giorno di scuola.

Si parte. Intorno c’è una nebbia fitta. Il mare di maglie colorate e le centinaia di biciclette luccicanti colorano la bruma dell’alba della campagna Aversana creando uno splendido contrasto.
Si sono formati vari gruppetti. Io, Roberto e Peppe ci siamo aggregati alla allegra combriccola dei “Napoli Pedala”. Noto una splendida Giubilato in acciaio Columbus con un gruppo Campagnolo del Cinquantenario, roba fina.

Tra la nebbia compare la reggia di Carditello.
Nella fitta foschia sembra di intravedere i Borbone cavalcare i loro splendidi cavalli Persano lungo le alberate di Asprinio che un tempo abbellivano la campagna aversana. Ricordo che quando ero piccolo la campagna tra Aversa e Napoli ne era piena. Viti alte dieci metri, festoni di viti che correvano da un albero all’altro, campagne abbellite da queste spettacolari pareti verdi con grossi grappoli d’uva.
Tempo fa mi hanno raccontato una vecchia storia, probabilmente inventata. Sembra che questo vitigno sia stato portato a Napoli durante la dominazione francese. Lo scopo era quello di produrre champagne e questo vitigno si prestava particolarmente. Poi, come tutte le cose, la dominazione francese finì e i contadini si trovarono le campagne piene di questi vitigni. A loro lo champagne non era mai piaciuto per niente e ripresero a fare il vino come lo avevano sempre fatto facendo così nascere l’Asprinio.
Si inizia a salire un po’. L’ascesa verso Cascano ci fa risalire a mezza costa il monte Massico. Campi coltivati a Falerno a perdita d’occhio, in lontananza il vulcano spento di Roccamonfina.
Arrivati a Cascano ci si dirige in discesa nuovamente verso il mare costeggiando il versante opposto del Massico e puntando poi dritti verso il basso Lazio.


Al controllo di Itri vedo Nello e Lello travolti dalla ressa dei randonneurs intenti a distribuire panini e a timbrare carte di viaggio.
Sono particolarmente legato a Lello Russo. Fu lui cinque anni fa, a convincermi ad iscrivermi alla mia prima Randonnée dei Cavalieri.
Non che non avessi mai percorso 200 km in vita mia però la prima Randonnée dei Cavalieri di cinque anni fa fu il mio primo approccio al mondo Ari.
Pensavo a questo mentre mi riposavo e mangiavo il panino al prosciutto al ristoro di Itri con il panorama mozzafiato della splendida Sperlonga sotto di me.

Superiamo Sperlonga, ci dirigiamo verso sud pedalando sulla via Flacca, strada il cui tracciato, manco a dirlo, è di origine romana. Ci lasciamo alle spalle il borgo medioevale di Gaeta dirigendoci verso Aversa.
Senza saperlo ripercorriamo probabilmente il cammino che fece, circa 1000 anni fa, il normanno Rainulfo Drengot.
Immagino Drengot cavalcare attraverso queste campagne verso quella che sarebbe stata la sua nuova casa. Sicuramente era molto soddisfatto di aver ottenuto la borgata di Aversa dopo aver liberato dall’esilio di Gaeta il duca di Napoli Sergio IV.
Infatti, il duca di Napoli era stato sconfitto dal signore di Capua Pandolfo IV ed era stato costretto all’esilio a Gaeta.
Al duca Di Napoli, l’idea di farsi aiutare da quel gruppo di Normanni a riconquistare Napoli e farsi liberare dall’esilio parve da subito una idea brillante. Ma era soprattutto sollevato dal fatto di avere messo tra lui e il signore di Capua questi nuovi alleati.
In fondo questo gruppo di sfigati giovanotti Normanni mandati a cercare fortuna in Italia erano capitati al momento giusto.
Il povero duca di Napoli Sergio IV non immaginava neanche lontanamente che i Normanni avrebbero fortificato la piccola borgata di Aversa rendendola il centro da cui sarebbe partita la conquista dell’intero sud della penisola italiana.

Pedalo mentre penso a queste cose intanto la giornata scorre serena, il tempo è stato clemente e nel pomeriggio è apparso anche un tiepido sole mentre attraversavamo quel che resta della splendida pineta di Baia Domizia.


Al ristoro e controllo ci accolgono la simpatica Anna, Alfredo e Sebastiano.
Il ristoro e controllo è letteralmente sulla spiaggia. Il mare che ci accompagna da Sperlonga ora è proprio li, a due passi.
Ultime decine di chilometri, lasciamo la costa, puntando verso l’interno. Pedaliamo con il mare alle spalle con il sole che lentamente tramonta dando luogo ad uno splendido tramonto. Io e Roberto abbiamo incontrato di nuovo i simpatici “Napoli Pedala” e pedaliamo con loro accompagnati dalle nostre ombre che si allungano sempre di più sull’asfalto. Intorno a noi la campagna della Terra di Lavoro.
Mi torna in mente l’incipit di una vecchia poesia di Pasolini

Ormai è vicina la Terra di Lavoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,
edere e povere palanche.
Ogni tanto un fiumicello, a pelo
del terreno, appare tra le branche
degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo.


Siamo riusciti ad attraversare il carnevale di Villa Literno ed ora stiamo passando sotto la leggendaria “porta di Aversa”. Carinaro è a due passi, la chiesa di sant’Eufemia con le sue scalinate a forma di abbraccio è lì ad attenderci
Termina una giornata iniziata alle quattro di mattina.
Si, la partenza era alle 7,30 ma molti di noi erano lì da molto prima dell’alba.
Farcire più di duecento panini, imbustarli e distribuirli nelle auto che poi si dirigeranno ai ristori, ritirare le duecento sfogliatelle, andare a prendere duecento piccoli casatielli e accompagnarli fino al ristoro di Baia Domizia non è stato uno scherzo.
Avremmo potuto preparare tutto il giorno prima ma abbiamo preferito offrire il meglio ai nostri amici, soprattutto a chi si muove da fuori regione per farci visita.
E questa è solo una minima parte de lavoro fatto per creare l’evento. Nei giorni precedenti ho visto compagni di squadra mettersi sulle proprie spalle un lavoro immenso.
È importante dare valore al lavoro e all’impegno di tutte le asd di ARI. Senza il lavoro dei volontari tante domeniche, per molti di noi, sarebbero delle domeniche qualsiasi.